Green Deal delle zone rurali: i modelli di programmazione in atto per fronteggiare le emergenze
UNICAM - Terra. Emergenze e sostenibilità, alla luce dei diritti fondamentali nelle emergenze, è il titolo del seminario che si è svolto presso l’Università degli Studi di Camerino il 5 Aprile 2023 e che ha inaugurato il Corso di Dottorato, Diritto e Storia dell’emergenza, Legal Sciences, curriculum Fundamental Rights. Relatori e temi trattati: il prof. Paolo Bianchi, Ordinario di Diritto Costituzionale, con Miti e leggende del costituzionalismo globale, il prof. Francesco Casale, Associato e Direttore Master in Manager delle Imprese Culturali e Creative, con Diritto commerciale dell’emergenza e principio della sostenibilità, la prof.ssa Carlotta Latini, Ordinaria di Storia del diritto medievale e moderno e responsabile del corso di dottorato, con Terra nullius. Emergenze coloniali e post-coloniali e diversi modi di possedere, il prof. Luca Petrelli, Ordinario di Diritto Agrario, con Green deal delle zone rurali: i modelli di programmazione in atto per fronteggiare le emergenze e la prof.ssa Sara Spuntarelli, Ordinaria di diritto amministrativo, con Il contenzioso climatico.
Green Deal delle zone rurali:
Commissione Europea (16 luglio 2019)
(Appunti tratti dalla relazione del prof. Luca Petrelli, Professore di diritto agrario, UNICAM)
Al centro del dibattito sono gli orientamenti politici della nuova Commissione Europea (16 luglio 2019) che, come evidenziato dal prof. Petrelli, si concentrano su alcune tematiche principali, dove il ruolo fondamentale è assunto dal Green Deal Europeo che, ponendosi nell’alveo degli accordi di Parigi del 2015 e dell’Agenda 2030 dell’ONU, punta al più ambizioso degli obiettivi, quello di far diventare l’Europa il primo continente a impatto climatico 0 entro il 2050.
Sembra un traguardo ambizioso, ma se si considera che della stessa visione erano le politiche per la riduzione dei gas serra, che sono stati ridotti del 24% tra il 1990 e il 2019, registrando comunque una crescita economica 60%, vi sono delle buone ragioni per crederlo raggiungibile. Ecco l’obiettivo di medio termine fissato per il 2030: le emissioni, al netto degli assorbimenti saranno ridotte in tutti i settori dell’economia e a livello dell’Unione, di almeno il 55% dei livelli del 1990. Questo sarà possibile grazie ad una equa transizione ecologica dei sistemi produttivi che punta a fare dell’Europa il leader mondiale dell’Economia circolare, dove la crescita economica sarà dissociata dalle emissioni di gas serra e dalla decarbonizzazione.
Il punto di partenza è senza dubbio la sigla di un nuovo patto tra la città e la campagna. Del resto è sotto gli occhi di tutti il fallimento “di una prospettiva di sviluppo economico e produttivo deterritorializzato incentrato su una crescita economica illimitata che utilizzi, per la trasformazione della materia, energia tratta da risorse naturali che non sono infinite, e comunque prescindendo dal rispetto delle logiche e delle relazioni complesse e profondamente interconnesse che sono alla base della loro rigenerazione”.
Regolamento (UE) 1119/2021: transizione verso la neutralità climatica 2050
Inoltre, il Regolamento (UE) 1119/2021 rappresenta una prima pietra miliare della transizione verso la neutralità climatica nell’Unione entro il 2050; una transizione che coinvolge tutti i settori dell’economia: dall’energia, all’industria, ai trasporti, al riscaldamento e il raffreddamento, all’edilizia, all’agricoltura, ai rifiuti e all’uso del suolo, ai cambiamenti di uso del suolo e alla silvicoltura. È chiaro, ha sottolineato il prof. Petrelli, che occorre “ripensare i sistemi produttivi per renderli compatibili con le necessità climatiche; la decarbonizzazione dell’energia utilizzabile e la stessa necessità di realizzare una transizione equa probabilmente impongono di superare gli attuali modelli di relazioni urbano-rurali, di fatto incomunicabili, adottando più efficienti modelli di pianificazione e sviluppo bioregionali che applichino più fattive relazioni ed interazioni di un sistema economico circolare pensato come unitario. D’altra parte da sempre l’agricoltura consente di ripulire l’atmosfera attraverso pratiche di stoccaggio del carbonio”.
Con il Green deal delle zone rurali, l’Italia e l’Europa si pongono dinanzi alle emergenze e alla sostenibilità: “plasmare il futuro del mondo rurale in accordo con il Green Deal Europeo”, sostiene il prof. Petrelli, “è sicuramente un’occasione imperdibile per aumentare la prosperità, la connettività, il livello di innovazione, la resilienza, la salubrità di tali zone che offrono ottime opportunità ai settori in crescita, quali la bioeconomia, il turismo rurale, la catena del valore dei prodotti agroalimentari di qualità legati all’origine geografica o a tecniche di produzione particolarmente rispettose dell’ambiente, i servizi ecosistemici”.
Del resto le aree rurali in Italia rappresentano oltre il 90% della superficie territoriale nazionale e contribuiscono alla formazione del valore aggiunto nazionale nella misura del 50% circa. Ad una visione più estesa le zone rurali impegnano l’80% del territorio europeo, dove vive il 30% della popolazione. Sostenere quindi che sarà l’Agricoltura il motore della transizione non è utopia: acqua e aria pulita, stoccaggio del carbonio.
Stoccaggio
del carbonio per ripulire l'atmosfera
Infatti è possibile ripulire l’atmosfera mediante le pratiche di stoccaggio del carbonio, ossia permettere al carbonio organico dei suoli, costituito da residui vegetali e animali decomposti, fermentati e trasformati nel tempo dagli organismi viventi presenti nel terreno, di trattenere la CO2, ossia l’anidride carbonica presente in atmosfera, oltre che a migliorare la qualità e la ricchezza del terreno. Purtroppo dagli anni Sessanta i suoli hanno subito un declino della loro qualità, dovuta alla diffusione della fertilizzazione artificiale mediante concimazione chimica. Un processo che ha intaccato e impoverito il patrimonio organico causando il degrado della stabilità strutturale del suolo, caratterizzato da una forte riduzione di carbonio organico.
Sono pertanto necessari, come puntualizzato dal prof. Petrelli, “più attuali modelli di relazioni urbano – rurali […] modelli di pianificazione e sviluppo bioregionali che applichino più fattive relazioni ed interazioni di un sistema circolare pensato come unitario”.
Visione strategica dell'UE: l'agricoltura volano della transizione (obiettivo 2040)
Nella visione strategica dell’UE, le zone rurali diventeranno il cuore pulsante di sistemi alimentari sani e sostenibili. Il modello di agricoltura in uso nelle campagne rifugge dall’intensificazione e dalla globalizzazione puntando sullo sviluppo di sistemi agroalimentari basati sulla agroecologia, sulla sovranità alimentare (ovvero sul controllo democratico dei sistemi alimentari) e su un approccio circolare alla gestione dei nutrienti e dei materiali.
Gli ecosistemi rurali nel 2040 saranno ripristinati. Terreni agricoli, fiumi e laghi saranno recuperati. Le zone rurali si caratterizzeranno per un ricco patrimonio culturale ed edificato che stimola attività economiche dinamiche e catene del valore legate alla vendita di prodotti di alta qualità legata all’origine geografica ed all’utilizzo di tecniche altamente compatibili con l’ambiente o espressione di tradizioni e cultura.
Se si ripristina la Natura si potrà contenere la crisi climatica e ad usufruirne saranno tutti: “aumento dei posti di lavoro, anche grazie allo sviluppo di servizi ecosistemici, di attività ricreative e turistiche, e apporteranno benefici diretti alla salute di chi vive nelle zone rurali” e tutti, anche coloro che non vivono nelle zone rurali, potranno avere acqua e aria puliti.
“Nelle zone rurali nel 2040, le economie rurali saranno pulite e incentrate sui principi dell’economie circolari: si prevede che la totalità dell’energia utilizzata provenga da fonti rinnovabili”.
Efficaci modelli di governance
Ma ciò sarà possibile se si attueranno efficaci modelli di governance. Per ora “l’UE europea nell’azione di sviluppo rurale ha dimostrato di sapere esercitare nel tempo un ruolo di guida ed indirizzo nella scelta di finalità coerenti con gli obiettivi prefissati a livello internazionale, da perseguire a livello nazionale e locale attraverso la messa a disposizione di coordinati Fondi europei. Tali finalità, in particolare, si concretizzano a livello nazionale, attraverso un’azione di programmazione e implementazione condivisa con tutti i portatori di interesse. Questa operazione verticistica nelle best practices, pratiche migliori poste in essere nei diversi modelli di sviluppo locale viene poi metabolizzata attraverso meccanismi di enforcement, rinforzo, realizzati con tecniche bottom up, dal basso verso l’alto, fortemente partecipate dalla collettività locale, come già espresso dal metodo Leader (la rete europea per lo sviluppo rurale).
L’agricoltura e la silvicultura, afferma il prof. Petrelli, “sono più vulnerabili nei confronti delle avversità atmosferiche di quanto non lo siano le altre attività economiche che si svolgono in contesti urbani periurbani e rurali”. Senza considerare che l’agricoltura è “messa a dura prova dalla volatilità dei prezzi, da calamità naturali, parassiti e malattie, il che fa sì che ogni anno il 20% degli agricoltori perdano più del 30% del reddito rispetto alla media degli ultimi tre anni. D’altra parte gli agricoltori dell’UE sono indiscutibilmente i custodi dell’ambiente naturale, in quanto curano, se ben indirizzati, le risorse del suolo, dell’acqua, dell’aria e della biodiversità sul 48% del territorio dell’UE (i silvicoltori si occupano di un ulteriore 36%) e sono all’origine degli essenziali pozzi di assorbimento del carbonio e dell’approvvigionamento delle risorse rinnovabili per l’industria e l’energia”.
Prima strategia dell'UE (obiettivo 2030); la biodiversità
Pertanto la prima strategia dell’UE per il 2030 mira a ridurre la perdita di biodiversità nei successivi 10 anni fissando obiettivi di tutela dell’ambiente terrestre e marittimo: il 30% della superficie terrestre dell’UE e il 30% dei suoi mari. Proteggere almeno un terzo delle zone protette comprese le foreste primarie e antiche.
Seconda strategia: regolamentare il settore agroalimentare
La seconda strategia intitolata “dal produttore al consumatore”, intende regolamentare “in chiave olistica” il settore agroalimentare. “La transizione equa verso la sostenibilità del sistema alimentare nelle aree rurali modificherà il tessuto economico ed i modelli di interazioni di molte regioni dell’UE e comporterà miglioramenti quanto a benessere degli animali, uso di pesticidi e protezione dell’ambiente”.
Entro il 2030 si punta alla riduzione del 50% dei pesticidi in agricoltura, del 20% dei fertilizzanti, raggiungere l’obiettivo di almeno il 25% della superfice dell’UE in agricoltura biologica.
Di quali risorse economiche può disporre la programmazione? I fondi
Risorse derivanti dalla politica di coesione (2021-2027) tramite i fondi:
FESR (Fondo europeo sviluppo regionale) 226,047 miliardi
FC (Fondo coesione) 48 miliardi
FSE+ (Fondo sociale europeo plus) 99,2 miliardi
Fondo per una transizione giusta 19, 3 miliardi (di cui 10,866 da New generation EU)
Integrazione della politica di coesione (anni 2021 e 2022) dal programma REACT-EU (50,2 miliardi di risorse supplementari per rafforzare l’economia. E l’occupazione nelle regioni maggiormente colpite dalla PANDEMIA COVID 19)
Totale risorse: 391 miliardi di cui 10,0868 da New generation Eu
Risorse PAC: struttura a 2 pilastri:
1) Pagamenti diretti agli agricoltori e misure di mercato attraverso il FEAGA (Fondo europeo agricolo di garanzia): totale 290 miliardi interamente Bilancio UE
2) Sviluppo rurale (FEASR) cofinanziati dagli Stati membri (25, 5 miliardi) di cui 8,07 dal New generation EU
Le cifre Italia: 27,94 miliardi da FEAGA; 9,74 miliardi dal FEARS; 910 milioni da New generation EU (anni 2021-2022)
Circa il 30% di queste risorse progetti a favore di transizione ecologica.
Si resta in attesa degli Atti del Seminario di grande interesse per gli studenti, i ricercatori, gli operatori del settore.
(by Avv. Albert Corradetti)